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Emozioni scolpite

Ad Albino un atelier artistico a cielo aperto: Remo Ponti svela nelle pietre i suoi liberi pensieri.

Incontrare Remo nel suo “atelier” in via Piazzo di Albino, o meglio conosciuta ora come “Via delle Pietre” non è difficile. Un laboratorio artistico a cielo aperto, lungo circa 35 mt, all’ombra di un decadente edificio, con il supporto per una piccola tavola di legno e, a volte, uno sgabello. È un piccolo spiazzo posizionato di fronte al muro di sostegno di un terreno boschivo formato da più di mille pietre. È questo l’ormai famoso “muro di Remo”, pietre scolpite una a una, dove Remo ha tracciato sé stesso, i suoi pensieri, i suoi dialoghi con le pietre stesse. Nient’altro che questo.

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Le sue opere nascono da un continuo interagire con l’elemento che ha tra le mani, sia esso pietra, legno o altro. Un dialogo che parte dalla sua profonda sensibilità, dal suo amore e grande rispetto e attenzione verso la vita, intesa come espressione di qualcosa che è dentro di noi e ci fa grandi.

Persona semplice, ma grande allo stesso tempo, Remo è un artista lontano dal palcoscenico, dalle trame del business. Vive la sua arte come un dono, custodito e accresciuto nel tempo, complice la sua capacità innata di percepire di ogni evento la parte nobile, pulita ed esaltante.

Remo si esprime attraverso strumenti semplici: qualche scalpello, un martelletto, uno sgabello, un muro di sassi. La sensibilità che ha dentro passa da questi e trasferisce, attraverso un particolare linguaggio, incomprensibile agli animi superficiali. La forza immensa di cui è capace lascia sulla pietra segni indelebili, quasi un collegamento con mondi che non ci appartengono ma che, solo con animi sublimi come Remo, riescono a mantenere un dialogo perenne, come in un cammino da qui a dove non si sa e non ci è dato sapere.

Remo è l’artista del suo mondo interiore, le sue opere sono il suo linguaggio, la traduzione del suo essere semplice e profondo nello stesso momento, le pietre sono sue compagne e maestre e lui le asseconda senza ferirle. Una forte scossa emotiva ti invade quando lo ascolti, energia che nasce dal suo sguardo, dalle sue parole e ti conquista, la stessa che nasce dalle sue pietre.

Non sto a descrivere le sue opere, è impossibile darne una spiegazione tecnica o esauriente del contenuto. È necessario vederle, sostare davanti a esse e, se fortunati, sentirne il racconto dalla sua stessa voce. Ogni pietra è un viaggio, una testimonianza, un pensiero che va oltre la fredda logica del mondo attuale.

La storia di Remo Ponti parte da lontano: nato nel 1938, da ragazzo aiutava il padre nei lavori di sistemazione di pezzi di macchinari e attrezzi in genere. Un lavoro di alta artigianalità applicata con estrema passione. La sua arte nasce da qui, non da scuole particolari o corsi di specializzazioni. Nasce da una profonda passione e da una capacità innata di riuscire a esprimere il mondo che lui vive con le sue mani. Semplicemente un artista puro, “un artigiano” come ama definirsi, ed aggiungo un “artigiano nobile”, sincero nelle sue espressioni artistiche e non solo.

Ciò che ha realizzato e continua a realizzare è una miniera di insegnamenti e fonte di ricerca per tutti coloro che hanno la fortuna di incontrarlo. Si, perché le sue opere sono estremamente interessanti e sono il frutto della sua personalità, del suo essere cosi come è, senza finzioni né etichette, senza ambizioni. Cimentarsi nel descrivere i suoi lavori è impresa che rischia di fallire, di non essere coerente con le sue intenzioni.

Su di lui sono stati scritti testi, articoli di giornale, interviste, poesie. L’hanno invitato a mostre collettive e no, ma Remo è sempre “l’artigiano”, che ogni giorno sale al suo muro e coccola la sua creatura e la racconta a tutti coloro, di qualsiasi estrazione sociale e culturale, che si fermano e si lasciano invadere dall’energia propria di quel luogo. Non sono poche le persone che salgono per incontrare Remo davanti a quel muro: ci vanno personaggi della scienza, studiosi della psiche umana, artisti, scolaresche, religiosi, giornalisti. Ci vanno grandi e piccoli e tutti indistintamente ne rimangono colpiti e ci ritornano.

Remo non è comunque solo “l’artista del muro”. Ad Albino sono presenti altre sue opere: la roccia di fronte alle scuole medie, una copia del “mio Moroni” posizionato all’ingresso della città e tanto altro realizzato e molto spesso regalato a privati. Avete letto bene: regalato. Perché per Remo il valore sta nel contenuto nel messaggio dell’opera prima ancora che nel valore economico. In questo testo non ho fatto una descrizione di Remo da critico d’arte che non sono. Ho semplicemente tracciato ciò che di lui ammiro, apprezzo e di cui faccio tesoro sin dal primo incontro. Ho parlato di un uomo che, nel suo silenzio, è in continuo dialogo con qualcosa che solo lui percepisce, imprimendolo nelle sue opere.

Quando incontro Remo per le vie di Albino o mi siedo accanto a lui su una panchina, godo della sua presenza, dei sui pensieri e mi ritengo fortunato ad averlo nella mia vita.

 

Contenuti realizzati nell’ambito del progetto Albino: la bellezza al centro per Bergamo Brescia Capitale della Cultura con il Bando Ogni Giorno inLombardia