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Tradizioni di Fuoco
La Scasada del Zenerù di Ardesio, rito senza tempo per scacciare il rigido inverno. Fra fiamme e campanacci un prezioso omaggio alla cultura popolare.
È la sera del 31 gennaio, ultimo dei “Giorni della Merla”, cui la tradizione assegna il titolo di più freddi dell’anno. Ad Ardesio e in Alta ValSeriana è tempo di scacciare Zenerù (da Zenér, gennaio) e con lui il freddo inverno per fare spazio alla bella stagione. Il buio avvolge l’abitato, sono ormai le otto di sera e in migliaia, sfidando il gelo (a volte anche neve e pioggia), si radunano da tutta la valle e da fuori provincia nel piazzale del ponte Rino con le grandi ciòche (campanacci) legate in vita, ma anche con latte di metallo, corni, raganelle piccole e giganti. Ecco in lontananza il suono di un corno: è Flaminio Beretta, l’eremita di Ardesio, che sembra dare il via all’antica tradizione della “Scasada del Zenerù”. E allora un lunghissimo e chiassoso corteo accompagna per le strette vie del centro storico il carro con il fantoccio di Zenerù, personificazione dell’inverno e della brutta stagione, che ogni anno cerca di fuggire al suo destino ma accerchiato e catturato viene accompagnato al rogo da migliaia di persone che poi nel cuore del borgo, danzano al suono dei campanacci attorno al falò.
È un rito ancestrale quello legato alla cacciata dell’inverno che ritroviamo in diversi borghi dell’arco alpino – e non solo – con tradizioni e rituali differenti. I giovani, qui, fanno a gara per accaparrarsi il campanaccio più grande e più bello con cui scacciare l’inverno. Un gesto propiziatorio che pare voler risvegliare la Natura, legandosi al suono dei campanacci delle mucche al pascolo. Ad Ardesio il rito viene tramandato grazie alla Pro Loco Ardesio e ai tanti volontari che ruotano attorno all’evento, da coloro che si impegnano nella costruzione del carro agli Amici del Zenerù, ai Campanacci della Val Seriana.
«Zenerù è un rito agro-pastorale collettivo sempre più condiviso e partecipato – ricordano i ragazzi della Pro Loco – una tradizione che nel tempo, grazie ai suoi protagonisti, pur trasformata, si è mantenuta viva conservando il proprio profondo significato. È stata proposta (in forma ridotta e senza gente) anche durante il cupo periodo del Covid». Il coinvolgimento delle giovani generazioni con il “processo al Zenerù”, i convegni, il giornalino, il “Zenerù baby” nel decennio scorso ha contribuito a mantenere viva la tradizione.
La Scasada è un rito senza tempo, rilanciato a partire dal 1965 grazie ad alcune maestre e all’arrivo della troupe della RAI che spinse gli organizzatori a introdurre l’elemento del fuoco, poi conservato. Successivamente, Flaminio Beretta e Pepi Fornoni furono grandi protagonisti del recupero della tradizione che negli ultimi anni, grazie ai giovani della Pro Loco, è stata rilanciata a livello regionale e nazionale, con la presenza di gruppi ospiti e scambi culturali interregionali.
Nel 2025 la Scasada avrà un tema speciale: sarà infatti dedicata al 60esimo della posa della Croce del Monte Secco. Il carro giungerà in paese il mattino del 31 gennaio accolto dai bimbi delle scuole e poi resterà per tutta la giornata nel piazzale del Ponte Rino, luogo del ritrovo serale. La partenza del corteo è prevista alle 20, seguiranno il falò del Zenerù, frittelle e vin brulè. Ospiti di quest’anno i componenti del gruppo sardo “S’Ainu Orriadore” dall’omonima maschera legata a un’antica credenza popolare di Scano di Montiferro (Oristano), riscoperta negli anni Novanta.
Info e programma definitivi saranno disponibili sul sito prolocoardesio.it
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