Tante idee per vivere al meglio le tue vacanze
Largo ai giovani
Dagli asini di Albino utili a cosmesi e didattica al gelato
con latte di capra di Castione, passando per l’hotel a Pradella di Schilpario: quando l’entusiasmo è sfida vincente.
«Dicono che l’asino sia l’animale più empatico? Oddio, non è sempre vero. Ce ne sono alcuni che sono proprio zucconi, la componente caratteriale è fortissima. E comunque vanno preparati e addestrati a fare le attività con le persone». È un fiume in piena Marta Pucci, classe 2001. Con la sua famiglia si occupa della Stalletta Cobla, ad Albino. 22 anni e tantissima energia, intelligenza, preparazione e passione. È lei il simbolo della ValSeriana dei giovani, quella che si reinventa, che innova e trova canali inesplorati per far girare l’economia.
Tutto è iniziato nel 2008, quando suo padre (veterinario) pensò di tenere un paio d’asine per rispondere al problema d’intolleranza al latte vaccino della bambina. Oggi gli animali sono 25: due cavalli, quattro asine per la “terapia” e poi le fattrici e i puledri.
L’azienda Pucci unisce tradizione e innovazione. Oltre al latte, produce creme per la cosmesi e da qualche anno ha aperto alla sempre più richiesta didattica con gli animali, rivolta a progetti legati alla disabilità, per centri diurni e comunità. Marta è titolare dal 2021 e con lei l’innovazione ha accelerato. S’è fatta affiancare da un’educatrice, Monica, e lei stessa dopo lo Scientifico si è iscritta a Psicologia. «I miei hanno pensato di intestarmela come attività collaterale allo studio, ma ho deciso di farlo a tempo quasi pieno, perchè mi fa stare bene». L’asina Chanel è la terza protagonista di questa storia. Dal 2008 accompagna l’attività dei Pucci, donando affetto a bimbi e ragazzi. «Conosco tutti i suoi figli, è buona come il pane». Gli effetti benefici della terapia sono evidenti. «Gli operatori ci raccontano che diversi giorni dopo i ragazzi sono ancora tutti felici, immersi nel ricordo di quei momenti così gioiosi, passati con gli animali». Ormai l’azienda si è fatta un nome e le richieste sono tante: «Abbiamo dovuto dire di no ad alcune proposte. I progetti avviati con le diverse realtà proseguono da anni, segnale che le cose funzionano bene». Ciliegina sulla torta, la collaborazione (rivolta anche alle scuole) con il castello di Malpaga: «Qui gli spazi sono ridotti, in quella cornice possiamo unire la suggestione del luogo e i benefici della terapia»
Ci spostiamo ora in Val di Scalve. Federico Magri ha 26 anni, ma le spalle sono già robuste e reggono il peso della responsabilità. Con una spinta dei genitori ha preso in gestione da qualche mese lo storico Hotel Ristorante San Marco di Pradella, frazione di Schilpario. «Fin da quando avevo 14 anni ho affiancato mio padre in questo mestiere», dice con voce ferma e orgogliosa. La voce di un classe 1997 che ha rinunciato a tante serate con gli amici per coltivare una passione. «Dopo la scuola alberghiera ho fatto diverse esperienze, ma sempre con il chiodo fisso di gestire un giorno un ristorante tutto mio».
Da Vilminore è bastato fare qualche chilometro per trovare un’occasione ghiotta. I gestori precedenti hanno deciso che era tempo di godersi la pensione, così Federico ha imbarcato la famiglia in un’avventura per niente banale. «Mi occupo della gestione e della cucina, mio padre mi affianca, la mia ragazza Sara lavora in sala con altri tre dipendenti, ragazzi e studenti della valle». A giugno la riapertura, dopo aver dato una bella rinfrescata ai locali.
«L’estate è andata bene, ma sono appena tre mesi. Sono più preoccupato per le stagioni intermedie, sarà una bella sfida riflette Federico con la cautela tipica degli uomini di montagna. Per l’inverno mi auguro una bella iniezione di turismo dagli impianti di Colere». Ma come convince i clienti a tornare? «Punto sulla qualità, allargando l’orizzonte a prodotti non solo locali. Abbiamo il pesce di lago e stiamo introducendo anche quello di mare, oltre ai vini e ai salumi del Friuli. In generale stiamo alzando un po’ il target, i posti da 150 sono scesi a 70, per coccolare meglio i clienti». Con l’inflazione, come fa a tenere i prezzi concorrenziali? «Ci ritagliamo una minore marginalità, in modo che le persone tornino anche due o tre volte».
Torniamo al di qua del Passo della Presolana, fino a Castione. Nel borgo di Rusio è caduto un… Fioccodineve. Il negozio di Andrea (classe 1986) e della sua ragazza Elena (1991) è aperto dal 2016 e continua a crescere, tanto che sta baluginando nella coppia l’idea di aprire un secondo punto vendita. Ma tutto è nato un po’ per gioco, quando lei ha pensato di fare del gelato con il latte di capra prodotto dal fratello nell’azienda di Onore. Poi si sono conosciuti, è scoppiato l’amore e anche la passione per questo prodotto così particolare e leggero. «Abbiamo fatto una ricerca approfondita per bilanciare la ricetta spiega Andrea. Non usiamo la panna, ma grassi vegetali. Il latte è al cento per cento di capra, non usiamo preparati per gelateria che contengono latte in polvere vaccino».
Certo, il borgo è piccino, e i passi sono stati tutti ben ponderati. «Volevamo vivere qui. Per quattro anni abbiamo lavorato solo d’estate, poi abbiamo allargato l’offerta per andare incontro alla domanda dei clienti: confetture, brezel con speck e formaggi locali, torte, vin brulé, biscotteria. Ogni anno aggiungiamo qualcosa».
A Castione nel weekend il negozio è preso d’assalto: «D’inverno gli sciatori di ritorno dal Pora si fermano a fare merenda davanti al braciere. I prodotti sono genuini, fatti da noi, e anche le materie prime, quando possibile, le compriamo da produttori locali, come il miele o il burro di malga». C’è chi viene appositamente per il gelato di capra: «Molti intolleranti al latte vaccino si rivolgono a noi perchè dato che i prodotti caprini non danno loro disturbi, possono finalmente gustarsi un gelato artigianale a base di latte».
Chiamale se vuoi, emozioni.
Contenuto realizzato con il contributo di Regione Lombardia, nell’ambito del bando Ogni Giorno in Lombardia, Campagna “Sempre più outdoor in ValSeriana e Scalve
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