Tante idee per vivere al meglio le tue vacanze
Un rifugio tra acqua e rocce
L’area del Curò è fra le escursioni più gettonate delle Orobie: dalla magia delle Cascate del Serio, alle vette maestose e ai laghi naturali. Con un pizzico di mistero…
La maestosità e il fascino selvaggio della conquista, ma prima ancora, lungo la salita, la meraviglia e la gratitudine di una bellezza mozzafiato. A ogni passo il terreno che cambia sotto i nostri passi, la vegetazione che si trasforma davanti ai nostri occhi, l’acqua che a tratti affiora limpida e cristallina dal ventre della terra.
E alla fine, a 1.915 metri di quota un’oasi di luce: il Rifugio Curò. Adagiato nella conca del Barbellino, in territorio di Valbondione, è fra le aree più conosciute e frequentate delle Orobie. Regala a tanti escursionisti l’impagabile sensazione di toccare il cielo con un dito.
A fargli da corona ci sono oltre venti cime che superano i 2.700 metri. Fra tutte le creste del Re castello e del Pizzo Coca (la vetta più alta in Bergamasca, a 3030 metri) e sullo sfondo, a chiudere una delle più imponenti quinte naturali del Nord Italia, il Monte Torena, con la sua duplice cima e i suoi nevai, da cui sgorga il fiume Serio.
Costruito nel 1886, il Rifugio Curò porta il nome del primo uomo ad avere conquistato la Presolana: Antonio Curò, di professione ingegnere ed entomologo, nonché fondatore della sezione di Bergamo del Club Alpino Italiano, che raggiunse la vetta più elevata nel 1870.
Per raggiungere il Rifugio esistono due strade: dal paese di Valbondione, seguendo il segnavia numero 305, oppure dalla frazione Lizzola, imboccando il segnavia 306
Il primo sentiero, che corrisponde anche al più veloce, misura sei chilometri e mezzo, segna un dislivello di 965 metri e parte proprio dalle ultime case del piccolo abitato della ValSeriana. Seguendo la strada che conduce a Lizzola, dopo un primo tornante, sulla sinistra si trova una minuscola via che, appena un centinaio di metri più avanti, diventa una mulattiera sterrata piuttosto ampia.
Addentrandosi nei boschi si ha l’impressione di entrare in una dimensione diversa, dove tutto rallenta e si può sentire il rumore del respiro fondersi con quello della natura, ed è qui che comincia una pendenza regolare che accompagna lungo l’intero percorso. Dopo circa un’ora in cui si attraversa più di un vallone, ci si trova alla stazione di partenza della teleferica che trasporta materiale al Rifugio; da qui in poi il bosco comincia a diradarsi e si attraversano prati che appaiono sterminati. Una volta incrociato il percorso CAI 306 si arriva alla parte più spettacolare del percorso: un ampio sentiero di poche decine di metri scavato nella roccia, in cui sono state posizionate delle corde per renderlo più sicuro, al termine del quale si intravedono il Rifugio ed il vicino Ostello.
Al pari del primo, anche il secondo percorso ha un dislivello di 965 metri, ma in questo caso il punto di partenza è fissato a Lizzola ed è destinato ad escursionisti più esperti. Pochi minuti dopo la partenza si lascia alle spalle il paese e si entra in una abetaia tanto fitta da sembrare disegnata dalla fantasia, alla fine della quale si sbuca su ripidi prati che conducono in successione fino all’incrocio coi sentieri CAI 304 e 305. Con quest’ultimo che si ricongiunge al tratto panoramico scavato nella roccia, a poche centinaia di metri dalla meta. È possibile arrivare al Rifugio con la mountain bike percorrendo sempre il sentiero 305, considerato di ciclo-alpinismo.
Nella conca che ospita il Rifugio Curò, la vista spazia tra la corona di montagne e il lago artificiale del Barbellino, conosciuto per la sua diga e per le Cascate del Serio, che nelle giornate in cui vengono aperte diventano la più alte d’Italia.
Adiacente al primo storico Rifugio, e a quasi cento di anni di distanza dalla sua costruzione, nel 1973 il CAI ha deciso di costruire un secondo rifugio, diventato poi un Ostello dotato di ogni comfort. Il Rifugio offre 92 posti letto distribuiti in camere da 4, 6, 8, 10 o 12 persone – con la possibilità di prenotare l’intera camera – un bar, una saletta conversazione con camino e due sale da pranzo, dove è possibile gustare piatti tipici della cucina bergamasca, oltre che taglieri con affettati e formaggi locali, a cui si aggiunge una vasta scelta di vini, birre e liquori e dolci fatti in casa.
Per chi ha ulteriori energie da spendere, dal Rifugio Curò è poi possibile raggiungere il Rifugio Merelli al Coca a 1.892 metri di altitudine. Costruito nel 1919, si trova all’ingresso della Conca dei Giganti, dove svettano tutte le maggiori montagne delle Orobie. Per raggiungerlo occorre imboccare il sentiero CAI 303 e coprire un percorso di quasi sei chilometri e mezzo.
Altre vette raggiungibili dal Rifugio Curò sono il Pizzo Re castello, il Monte Gleno, il Pizzo Tre Confini, il Pizzo Strinato, il già citato Monte Torena, le Cime di Caronella, il Pizzo Diavolo di Malgina e il Rifugio Barbellino.
Foto di copertina: ph. LeMontagne.net
Articolo di Virginia Coletta per VALSeriana & Scalve Magazine n. 34 – Estate 2024.
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