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Moroni 500: il Gran Finale
Ad Albino, gran finale del progetto MORONI 500, grazie alla partnership con Fondazione Credito Bergamasco e Accademia Carrara.
Dopo 170 anni fanno ritorno a casa, freschi di restauro, due albinesi doc che la pittura di Moroni ha consegnato alla storia: i celebri coniugi Spini, insieme a un dipinto di Moretto, il maestro del pittore albinese.
Nel lungo anno di MORONI 500, che ha festeggiato il cinquecentenario della nascita del grande pittore Giovan Battista Moroni, Albino, la terra in cui è nato e in cui ha vissuto e operato per una buona parte della sua vita, e in senso più ampio tutta la ValSeriana hanno mantenuto la promessa di rinnovare il legame che unisce “il pittore della realtà” alla sua terra, alla sua gente, alla sua natura e alla sua cultura.
Promosso dal Comune di Albino e organizzato da Promoserio, “Moroni 500. Albino 1521 – 2021” ha voluto proporsi come percorso diffuso di scoperta e valorizzazione che diventasse appello concreto alla riappropriazione della figura di Moroni come un prezioso patrimonio collettivo.
Nato come progetto di comunità, nel suo sviluppo Moroni 500 si è propagato all’intera ValSeriana, alla città di Bergamo e anche oltre, diventando di fatto un progetto-pilota nel territorio bergamasco di “community building”, alimentato dal desiderio collettivo di storia, bellezza e cultura.
Con queste premesse, nato per essere lungo un anno, da maggio 2021 MORONI 500 si è autoalimentato grazie al moltiplicarsi delle proposte e delle partecipazioni.
Ora il gran finale a sorpresa, grazie alla collaborazione tra il Comitato Moroni 500, la Parrocchia di Albino, Fondazione Credito Bergamasco, main partner del progetto sin dalle sue prime battute, e Accademia Carrara, che con questi importanti prestiti intende sigillare la stretta collaborazione intessuta con l’avventura di Moroni 500, consentendo in più occasioni un “ritorno ad Albino” di significative opere del pittore custodite in museo.
Dal 12 novembre al 26 dicembre 2022, la suggestiva Chiesa di San Bartolomeo ad Albino sarà palcoscenico di una mostra speciale, a cura di Orietta Pinessi.
Con questa iniziativa, tra le prime ad aprire il percorso verso Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023, si chiude il cerchio della storia: dopo 170 anni – dal 1852, anno in cui i due dipinti entrarono nelle collezioni di Accademia Carrara – finalmente torneranno a casa due albinesi doc, Bernardo e Pace Rivola, i celebri coniugi Spini immortalati da Moroni a figura intera (1573-1575), insieme alla splendida tavola del Cristo portacroce con un devoto (1518) di Alessandro Bonvicino detto il Moretto, il maestro bresciano del pittore albinese.
Le tre opere saranno presentate al pubblico a conclusione dei restauri donati da Fondazione Credito Bergamasco e realizzati da Delfina Fagnani, a coronare la lunga campagna conservativa della Fondazione, che negli ultimi anni ha interessato ben 18 opere di Moroni tra dipinti e polittici.
Si completa con questa mostra la narrazione della vicenda straordinaria di un pittore ormai universalmente celebrato come un protagonista della pittura del Rinascimento, ma che per gran parte della sua vita aveva scelto di vivere e operare nel paese natale, Albino, sfidando dalla periferia il protagonismo – per il quale anche per carattere era evidentemente poco tagliato – delle grandi capitali dell’arte della sua epoca.
Cruciale per lo sbocciare del talento di Moroni fu l’alunnato a Brescia, nella bottega del maestro Moretto, che in mostra torna ad affiancare l’allievo con la preziosa tavola del Cristo portacroce con un devoto, già appartenuta alla Raccolta di Guglielmo Lochis. Sul tema si cimenterà anche Moroni, con quell’indimenticabile Cristo portacroce che si può ammirare proprio nel Santuario della Madonna del Pianto di Albino, considerato uno dei vertici della sua pittura sacra. Anche il pubblico potrà confrontare in prima persona le due opere, ricercando le cifre degli insegnamenti di Moretto, ma anche “misurando” quanto il cammino di Moroni se ne sia allontanato per approdare al suo personale linguaggio pittorico.
Altrettanto cruciale per la carriera del pittore fu la “protezione” e la committenza dei coniugi Spini di Albino, famiglia tra le più importanti per status sociale. Moroni, che già nel 1549 aveva eseguito per il loro palazzo albinese di via Mazzini decorazioni profane oggi perdute, li ripagherà con questo “doppio ritratto” a figura intera, che li consegnerà per sempre alla storia. Elegantissimi nello sfoggio del loro costosissimo “marchio di fabbrica”, l’esclusivo panno di lana nero di Albino, ricercatissimo sui mercati europei, i coniugi Spini sono i testimonial di un’ aristocrazia di provincia che gareggiava alla pari in eleganza e mecenatismo con la blasonata nobiltà di sangue cittadina, ben rappresentata dal Cavaliere in rosa con la sua consorte Isotta Brembati, che insieme ai coniugi Spini sono i ritratti più iconici di Giovan Battista Moroni.
Non è un caso che per arricchire le sue collezioni – per tradizione cresciute attraverso donazioni – dei due ritratti dei coniugi Spini, l’Accademia Carrara fece un’importante eccezione, procedendo nel 1852 all’acquisto delle opere direttamente dagli eredi Spini.
DAL 12 NOVEMBRE AL 26 DICEMBRE 2022
Albino, Chiesa di San Bartolomeo
INGRESSO GRATUITO
Per tutte le info: 035.704063 | infopoint@valseriana.eu
Il progetto è reso possibile grazie al contributo di Regione Lombardia, Fondazione della Comunità Bergamasca, Comunità Montana Valle Seriana e al main sponsor Fassi Gru.
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