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Il paliotto dell’imperatore

Per sei volte all’anno la Basilica di Gandino propone l’allestimento del maestoso altare d’argento, con un manufatto in oro dalla storia incredibile.

L’icona, reale e simbolica, dell’antico borgo medievale di Gandino, è senza dubbio la Basilica di S. Maria Assunta, che domina l’abitato e conserva tesori artistici di inestimabile valore. Nel 2018, nel primo numero della nuova serie di VAL, dedicammo un ampio articolo a questo capolavoro architettonico. In occasione delle principali solennità (Natale, Triduo dei Morti, Pasqua, Corpus Domini, Festa dei Santi Martiri Patroni, Santa Maria Assunta) la Basilica gandinese si veste di un allestimento che l’ammanta di ulteriore bellezza.

 

Sul presbiterio viene infatti montato lo storico altare d’argento, realizzato tra il 1677 e il 1723, e di norma conservato nel Museo di Arte Sacra. È d’argento fuso sbalzato e cesellato con parti dorate e di rame dorato. Sulla mensa eucaristica viene installato il paliotto d’argento a suo tempo realizzato per l’altare della “Scuola del Rosario” dall’orafo di Augusta Christian Winter, tra il 1700 e il 1705. La tribuna fu invece realizzata per volontà della Confraternita del Santissimo Sacramento, dall’orafo Hans Jakob II Baur nel biennio 1676-1677. Si tratta di un manufatto di straordinaria bellezza smontabile in tre sezioni.

In alternativa al paliotto in lamina metallica (e spesso accoppiato ad esso nell’uso post-conciliare della mensa rivolta verso i fedeli) a completare l’allestimento c’è però un prezioso manufatto in oro zecchino capace di raccontare una storia incredibile. Si tratta del paliotto “imperiale” posizionato sull’altare maggiore. È un’eccezionale opera tessile da tempo oggetto di approfonditi studi. Grazie alle ricerche di Chiara Buss, studiosa specializzata in storia del tessuto e già docente all’Università Cattolica di Milano, è stato avvicinato alla manifattura cinquecentesca milanese di Giovanni Pietro Gallarati.

Confezionato oggi in forma di paliotto, questo straordinario lavoro tessile ebbe però un’origine assai differente: si tratterebbe della “fodera” (ovvero la guarnitura) della carrozza imperiale utilizzata per le nozze cinquecentesche di Margherita d’Asburgo e Filippo di Spagna.

A denunciare la provenienza del manufatto è un documento del 1668 indirizzato da Gandino a padre Donato Calvi dove si attesta: “Fra le altre cose vi è un parapetto di brocato masizio et ricamato, do- nato dalli Illustrissimi Baroni, che fu avanzo dè fornimenti d’un cocchio della maestà del Imperatore”.

La questione venne approfondita dallo studioso Antonio Savoldelli che, citando l’inventario del 1639, segnala la donazione del tessile nel 1613 da parte di Vincenzo e Benedetto Giovanelli, e quello del 1659 che per primo parla dell’arma dell’Imperatore. Gli studi di Chiara Buss rilevano che “la tipologia decorativa, eseguita da maestranze maschili, è ottenuta tramite l’applicazione di canutiglie al tessuto di fondo”. Il paliotto, successivamente schedato da Silvio Tomasini, presenta un tappeto in rilievo in cui si alternano piccoli mazzi di tre spighe raccolti in un nastro e la corona imperiale, probabili simboli di prosperità della monarchia asburgica. La Buss segnala però, partendo dalla citazione che parla dei “finimenti di una carrozza”, una nota spese del 1599 che include la lista dei tessuti preziosi di cui la città di Milano fa dono alla Granduchessa Margherita, di passaggio in città nel suo viaggio verso Madrid, dove diverrà sposa dell’Infante Filippo di Spagna. Nel documento si parla anche di “ricami, in canotilio de oro”, ordinati al milanese Giovanni Pietro Gallarati a fronte dell’enorme spesa di lire 24.337. Buss ricorda inoltre, in relazione alle iniziali FM ben visibili in sequenza al centro, che Margherita fu accompagnata in Spagna dal fratello arciduca Ferdinando d’Asburgo-Stiria, che poi sarebbe divenuto re di Boemia e Ungheria e quindi Imperatore con il nome di Ferdinando II. Quindi se, con ogni probabilità, il ricamo in oggetto coincide con quello donato dai Giovanelli alla Basilica, esso proverrebbe da una donazione da parte dell’Imperatore a un membro della nobile famiglia gandinese in cambio di particolari servigi. Il contesto storico nel quale questo straordinario tessile venne prodotto è quello della Milano spagnola, divenuta ormai il centro manifatturiero più importante d’Europa.

Per chi volesse ammirare il Paliotto Imperiale ci sono due appuntamenti annuali: in occasione delle Sante Quarant’ore e della solennità del Corpus Domini (caratterizzata a Gandino dalla storica processione) e in occasione della festa dei Ss.Martiri patroni Ponziano, Valentino, Quirino e Flaviano, la cosiddetta festa della “Prima di Luglio”.

 


 

Articolo di Giambattista Gherardi per VAL Seriana & Scalve Magazine n. 34 – Estate 2024