Santuario della Beata Vergine del Monte Altino

Albino | Arte Sacra

Il Santuario di Santa Maria in Monte Altino si trova in ValSeriana sulle pendici del Monte Altino, chiamato nel medioevo Colle di Valota.
Le origini del Santuario risalgono ad un fatto prodigioso avvenuto il 23 luglio 1496, quando la Madonna fece sgorgare una fonte d’acqua per salvare Quinto Foglia e i suoi figli. Nel luogo fu edificata dapprima una cappella che nel corso dei secoli venne ampliata e modificata, fino a divenire il Santuario attuale.
Il Santuario di oggi si rivela come il risultato di una preziosa stratificazione degli stili di varie epoche, segno della grande devozione che ha attraversato i secoli.

VISITA AL SANTUARIO
L’interno della chiesa è diviso in tre navate da pilastri ai quali sono addossati dei semipilastri ionici.  La navata centrale è più ampia e poco più alta di quelle laterali le quali, coperte da volta a crociera, sono più strette e più corte di una campata, aperte ciascuna da tre finestre circolari con vetri colorati. Il pavimento, fatto realizzare durante i grandi rifacimenti del 1931, è a losanghe marmoree a cornici bianca e nera alternate, che creano un effetto di allungamento spaziale.
Nella seconda campata della navata sinistra è collocato l’organo a 748 canne di cui 88 in legno, con registri nuovi, ma ricostruiti identici a quelli utilizzati diversi secoli fa, e anche con qualche registro in più, funzionale al servizio liturgico. L’organo è stato realizzato e donato da Elio Capelli di Vall’Alta nel 2010.
In fondo alla navata c’è un delizioso altare in marmo nero e rosa sovrastato da una bella icona della Madre di Dio della Tenerezza: il dipinto raffigura la Vergine col Bambino che affettuoso si rivolge verso di lei, appoggiando la guancia contro la sua e la manina sotto il collo. La Vergine si rivolge verso di noi, come a volerci donare di riflesso l’amore ricevuto dal Figlio. Il dipinto venne collocato nel Santuario di Altino in occasione del Giubileo del 2000.
Portandosi al centro della chiesa ci si reca al presbiterio. Il soffitto è a volte con lunette, entro le quali il pittore Ippolito Anesa da Semente affrescò San Carlo Borromeo, San Gregorio Barbarigo, San Filippo Neri, San Bernardo da Chiaravalle, San Domenico, San Tommaso d’Aquino, San Giovanni Damasceno e Sant’Alfonso de’ Liguori. Nella nicchia dell’altare maggiore vi è il Gruppo statuario della Vergine Madre che appare a Quinto Foglia e ai suoi due figlioletti, i quali sono raffigurati mentre bevono l’acqua miracolosamente scaturita dalla roccia, dolcemente inconsapevoli del fatto prodigioso di cui sono protagonisti. Quinto Foglia, invece, inginocchiato, con il falcetto in mano che ha fatto scaturire l’acqua dalla roccia, si rivolge verso la Vergine in uno sguardo misto di sorpresa e profonda devozione. 
Nelle parete laterali del presbiterio, vi sono gli affreschi venuti alla luce nel 1996, quando, in occasione dei lavori per il Cinquecentenario, si asportarono gli scranni di legno che coprivano le due pareti: sono, nella parte inferiore, gli affreschi cinquecenteschi di Cristoforo Baschenis il Vecchio raffiguranti la Nascita di Maria, l’Annuncio della Morte, Maria dormiente e l’Assunzione, mentre nella parte superiore, ci sono due affreschi pressoché identici, più antichi, raffiguranti in modo speculare due Vergini che allattano.
A est del presbiterio si trova la sagrestia, costituita dall’antica sacrestia, che è un piccolo vano coperto da volta a botte, attraverso il quale si accede ad una piccola veranda che conduce alla nuova sagrestia che ha la forma di una piccola chiesa. Sulla parete di fondo del presbiterio, a destra e a sinistra si aprono due piccoli accessi che conducono in un vano appartato, dove è conservata la roccia dalla quale dal 1496 sgorga, misteriosamente, l’acqua che dissetò Quinto Foglia e i suoi figli, in un paesaggio ancora oggi completamente privo d’acqua.
Ritornando davanti al presbiterio, ci si porta nella navata destra e dall’ultima campata di questa, discendendo quattro gradini, si accede alla Penitenziaria. Qui l’ambiente pare richiamare il senso di intimo raccoglimento che si può percepire entrando nelle cripte delle antiche chiese medievali.

GLI EX VOTO DI ALTINO
Sulla parete sinistra del presbiterio del Santuario, si apre una porta che conduce all’antica sacrestia: una volta entrati, quasi a riempire tutta la superficie delle pareti, sono ad oggi conservati ben novantacinque meravigliosi dipinti di ex voto, ovvero testimonianze visibili di grazie ricevute da persone comuni che avevano emesso un voto solenne a Maria e Gesù chiedendo che il loro aiuto, la loro benedizione e la loro grazia scendessero misericordiose ad alleviare malattie, incidenti, sventure.

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