Ponte Romanico

Il vecchio ponte di Albino sul fiume Serio ha una tipica struttura medievale, con quattro arcate di diversa ampiezza, crescenti verso il filone del fiume e con il piano viabile limitato (metri 2,2) di accentuata pendenza.
L’esistenza del ponte è documentata dal Trecento; se ne ignorano le origini, ma si possono far risalire con buona approssimazione al XIII secolo, periodo in cui si diffonde lo sfruttamento delle acque per azionare le ruote dei mulini e di altri opifici. A questo periodo risale anche la costruzione della Roggia Sega, un canale sulla sponda sinistra del Serio che azionava, oltre ad una segheria, anche una pila (mortaio per cereali) proprio nei pressi del ponte.
La segheria forniva legname da opera, molto richiesto e reperibile nelle vaste estensioni boschive dell’Oltreserio.
Il fiume divideva a metà il territorio del Comune Maggiore, e quando ingrossava diventava impossibile il guado: il ponte diventava allora una struttura indispensabile, non solo per comunicare con Cene, la Val Gandino, l’Abbazia e la Val Cavallina, ma anche per l’economia interna dell’albinese. Lo si attraversava quotidianamente per recarsi nelle terre coltivate, sia quelle di proprietà privata, di buona qualità agricola, sia quelle del Comune Maggiore, piccoli appezzamenti concessi in uso ai contadini poveri; e per portare il bestiame al pascolo sui beni ancora indivisi. Sul ponte passava il trasporto di castagne, legna e biade provenienti dai fondi privati, e del vino, carbone e formaggi acquistati nella Valle del Lujo. Anche i fabbri e coltellinai di Desenzano si recavano sull’opposta sponda del fiume ove si trovavano le fucine e le mole per battere l’acciaio ed affilare forbici e coltelli. 

Una serie di attività economiche convergevano dunque nel rendere necessaria una regolare manutenzione del ponte sul Serio.
Non sempre le opere di consolidamento davano risultati soddisfacenti: verso la fine del Seicento ad esempio il Comune di Albino aveva addirittura rinunciato a riparare l’argine della strada, preferendo installare un ponticello in legno sulla falla da cui l’acqua defluiva anche in tempo di magra.
Per riparare il ponte, poi, bisognava ingaggiare anche maestranze esperte e costringere la popolazione a prestare corvée gratuite ed obbligatorie e assoldare i carrettieri per il trasporto dei materiali.
Spesso era necessario anche imporre una tassa straordinaria su tutta la comunità, già tartassata da pesanti imposizioni fiscali. Per questo i comuni di Desenzano e Comenduno erano restii a contribuire alle spese, e nascevano vertenze con Albino, che finivano spesso nei tribunali pubblici o davanti ad arbitri concordemente nominati. Tutte le sentenze obbligavano tutti e tre i comuni a contribuire in proporzione alla rispettiva quota d’estimo.

Dal 1911, con la costruzione del nuovo ponte, il vecchio ponte cadde in disuso.

Oggi il Ponte Romanico è stato ripristinato e può essere attraversato percorrendo la pista ciclabile della Val Seriana.

 
 

 

 
 
 
 

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