Casa del Pradelì

La Casa Pradelì, così chiamata dal soprannome del salumiere che ne era proprietario nel secondo dopoguerra, è situata in Piazza Carnevali con ingresso al civico n.5.
L’edificio ridisegnato e sopraelevato negli anni Settanta del Novecento, mantiene integro il portale quattrocentesco in pietra bugnata, che nella chiave di volta ha scolpito lo stemma dei Comenduno. La facciata al primo piano, su cui si aprono due finestrelle, è ricoperta da un grande affresco, che rappresenta il più importante documento figurativo esterno del rinascimento albinese giunto fino a noi.

Descrizione Storica
Dalla seconda metà del Quattrocento la città di Albino presentava edifici con intonaci vivacemente colorati e talora con figurazioni, secondo la tradizione diffusa in tutto il territorio della Serenissima. Della città dipinta rimane ancora l’Annunciazione sotto il portico della Madonna della Neve e tracce molto labili e quasi illeggibili sugli intonaci di San Bartolomeo, della Ripa e di Santa Maria Elisabetta a Comenduno. Giuseppe Mozzi, storico del Settecento, che nelle sue “Antichità Bergamasche” ha raccolto una cronologia di notizie del quattrocento albinese, segnala che il dipinto è stato realizzato nel 1499 sulla facciata della casa che in precedenza era stata l’abitazione di Isnardo Signori da Comenduno. Sulla chiave di volta del portale gotico in pietra bugnata è infatti scolpito lo stemma dei Comenduno. Isnardo Signori, figlio di Antonio detto Bugatto, è una figura di rilievo nel panorama politico della sua epoca quale artefice della dedizione delle Valli Bergamasche alla Serenissima nel 1428 e come ambasciatore della città di Bergamo a Venezia nel 1439.
Nella seconda metà del Quattrocento viene a risiedere in quella casa la famiglia Seradobati, notai ordinari di Bracca.
La casa divenuta proprietà dei conti Spini, viene vincolata al legato del conte Giovanni che con testamento del 6 giugno 1730 obbliga il fratello Conte Carlo a provvedere una casa e terreni, il cui usufrutto, sia dato in perpetuo ad un buon sacerdote che faccia gratis scuola a 20 ragazzi poveri del Comune. Nel 1904 la casa è venduta ai privati per devolvere il ricavato nell’acquisto della sede del nuovo asilo infantile.

Elementi Significativi
Sormontato da una fascia di grottesche e caratterizzato da una complessa decorazione in due ordini comprendente il Leone di S.Marco, affiancato da Sant’Antonio Abate, dall’Annunciazione e dagli stemmi delle famiglie Seradobati e Passi di Presupolo, l’affresco pare essere complessivamente la celebrazione dei valori culturali della famiglia Seradobati.
Per questa decorazione non è importante la questione attributiva – che ha visto scorrere i nomi di buona parte degli artisti bergamaschi di primo Cinquecento, dai Santacroce al Previtali – quanto la lettura del modulo, che affianca e sovrappone con estrema naturalezza il segno tipico del potere veneto, una immagine sacra che allude forse ad una sede di culto, e infine gli stemmi di due famiglie di notai (Seradobati) e di nobili feudali (Passi): si intuisce cioè, in un ambiente che era uno dei centri della vita di Albino, una sovrapposizione e quasi un groviglio di interessi diversi, cui la decorazione pittorica dà forma visuale divenendo, a suo modo, messaggio.
Da non dimenticare che al tempo la presenza dello stemma di famiglia, segnalava la proprietà del Palazzo, mentre la presenza del leone di San Marco indicava lo stretto legame della famiglia alla Serenissima. Nel periodo del dominio veneto (1428-1797) tutte le cariche pubbliche potevano effigiare la propria abitazione civica con il Leone marciano.

Gli affreschi sono stati sottoposti a due interventi di restauro. Il primo risalente agli anni Settanta dal restauratore Allegretti; il secondo realizzato da Lutti Restauri nel 2008. La casa è vincolata con decreto del 29 novembre 1911 della Soprintendenza ai Beni Storici Artistici della Lombardia (prot.27518).

 
 

 

 

 

CONTATTI

  • Piazza Carnevali, 5 Albino

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