La Via dei Metalli | 3
La Via dei Metalli prosegue da Parre (seconda tappa) e arriva a Gromo,attraverso la provinciale dell’Alta Valseriana.
Il Palazzo Milesi ospita il MAP Museo delle Armi bianche e delle Pergamene che custodisce una collezione privata di armi bianche dal sec. XV al sec. XVII che comprende alabarde, spade da fante, spade a tazza, strisce e pugnali, coltelle con i punzoni delle famiglie di spadai gromesi Scacchi, Ginami, Zuchini. Il ‘quadrono’ in ghisa, le ‘vergelle’ e gli incudini da fabbro del sec. XVII raccontano la metodologia antica di forgiatura delle lame da spada e delle punte da alabarda prodotte a Gromo prima della rovina del Goglio del 1666.
Le pergamene antiche, appartenenti al fondo ‘Donazione Valerio Milesi’ (1323 – 1800) e all’Archivio comunale, esposte nelle teche delle tre sale, sono documenti di grande interesse per la ricostruzione storica dell’attività della lavorazione del ferro a Gromo nei secoli XV e XVI.
La ‘Sala delle Armi’ e il ciclo di affreschi collocabile in quel filone pittorico degli inizi del secolo XVI ben documentato in ambito alpino, è un ‘unicum’ per il soggetto rappresentato che richiama i commerci a lungo raggio che resero ricchi il comune e i suoi mercanti.
Le ‘tavolette da soffitto’, dipinte con quel gusto che si diffuse nell’area Cremasca nell’ultimo quarto del ‘400 in molti centri lombardi, come arredo decorativo di prestigio in edifici di rango sono probabile residuo della decorazione tardo quattrocentesca di palazzo Milesi, che ospita il museo.
Da Gromo si fa ritorno a Clusone e dal Passo della Presolana si scende a Colere, in visita al Museo delle Miniere ‘Zanalbert’ che è parte dall’Ecomuseo delle Orobie, un comprensorio che custodisce immagini, simboli e di tracce di un passato fatto di lavoro duro e povertà, ma che conserva anche i veri valori della solidarietà e della concretezza della vita dei tempi passati.
Il muso nasce dalla ricerca attuale e dalla riscoperta di un passato non troppo lontano, improntato sull’identità storica e culturale della comunità scalvina. Sono molte le tracce sul territorio ecomuseale scalvino, dove riemergono i segni di luoghi in cui si praticavano tutti gli antichi mestieri legati all’estrazione e alla forgiatura del ferro.
L’ecomuseo comprende anche il complesso archeologicoa industriale in località Carbonera, costituito dalle antiche laverie dove confluivano i minerali dalla località Albani (a 2000 mt. di quota) attraverso la teleferica. Nella laveria il minerale veniva lavato, stoccato e poi trasportato altrove per essere calcinato. Della storia delle miniere di Fluorite di Colere restano all’interno i carrelli sui tratti delle linee di carreggio, gli antichi utensili e gli indumenti originali testimoni delle differenti maestranze che operavano in miniera.
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